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L’impatto dell’attaccamento infantile sulla disfunzione erettile nell’adulto: ipotesi dalla ricerca

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Attaccamento e disfunzioneA partire dai primi passi della Psicologia come scienza riconosciuta, gli studiosi si sono impegnati a ricercare il ruolo delle esperienze nello sviluppo del carattere e della personalità.

Secondo varie correnti di pensiero, a spiegare le caratteristiche dell’uomo nell’età adulta sarebbero diversi elementi: le risposte agli stimoli ambientali, le elaborazioni cognitive o, ancora, aspetti appartenenti ad un’area di funzionamento non consapevole, nota come “inconscio”.

A farsi portatore di quest’ultima teoria è stato Sigmund Freud, padre della Psicoanalisi e principale sostenitore dell’influenza delle esperienze infantili sulla vita adulta. Ciò che Freud ha sottolineato in particolare è la specifica determinazione della nostra identità in rapporto al genitore del proprio sesso  e all’interesse precoce verso il genitore di sesso opposto, attraverso il noto “complesso di Edipo”, e alla conseguente strutturazione degli interessi sessuali. In sintesi, a dettare in buona parte la qualità delle scelte e delle esperienze erotiche successive, sarebbero quelle sperimentate con le figure significative della nostra vita infantile.

Un ulteriore grande filone di ricerche del ‘900 si è diretto allo studio della dimensione conosciuta come “attaccamento”, che si riferisce al legame primario con le figure di accudimento. Lo stile specifico di queste prime relazioni importanti inciderebbe sulla capacità di intessere relazioni più o meno soddisfacenti con gli altri, sia in ambito privato che sociale.

Ciò che tutti questi contributi hanno in comune è lo studio di alcune aree di funzionamento infantile come potenziali indicatori della salute relazionale dell’età matura. Tra i contributi che si sono occupati di ciò, un posto di particolare rilievo spetta a quelli sulla sessualità. Tale obiettivo è stato portato avanti anche da Rajkumar e dalla sua equipe, che in un recentissimo articolo pubblicato sul Journal of Sexual Medicine discute le possibili relazioni tra l’attaccamento e la disfunzione erettile di esclusiva natura psicologica.

Lo studio si è occupato di analizzare la presenza di esperienze di separazione o perdita dei genitori in un gruppo di 46 uomini che si erano presentati in un centro clinico per disagi nella vita sessuale. Tutti sono stati selezionati grazie al fatto di essere accomunati da una diagnosi di disfunzione erettile esente da problematiche di natura medica. I risultati hanno mostrato evidenze particolari: eventi appartenenti ad una forma di attaccamento “disturbato” sono stati riportati dal 43.5% del gruppo; inoltre, per la maggioranza dei partecipanti la disfunzione erettile aveva un esordio precoce, più dell’80% era stato prevalentemente single nella propria storia di vita affettiva e più del 50% riferiva di avere un significativo livello di ansia da prestazione nelle attività sessuali; il medesimo gruppo riportava anche vissuti di colpa relativi alle prime esperienze sessuali.

Studi come questi, seppur utili nel mettere in luce alcune ipotesi, necessitano di prudenza nelle conclusioni, soprattutto quando il numero di soggetti coinvolto è così esiguo. Lo spunto di tenere in degna considerazione le esperienze di vita infantile come terreno di esplorazione e conoscenza della vita sessuale di ciascuno è certamente affascinante. Tuttavia sono ugualmente affascinanti e talvolta imprevedibili le vie di elaborazione di ciò che ha comportato sofferenza e che possono rendere un periodo o un evento “traumatico” addirittura un punto di forza per il proprio percorso futuro. Il peso di un “trauma” definito sulla carta come tale non rende giustizia, infatti, alle grandi potenzialità di cambiamento dell’essere umano, né certamente alla qualità delle proprie scelte sessuali.

Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Elisabetta Todaro


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