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Maschi contro femmine: quanto siamo sessisti nel linguaggio?

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maschi contro femmine

Con il termine “sessismo” si intende, generalmente, l’atteggiamento o l’ideologia di chi tende a giustificare o legittimare la rappresentazione del genere femminile come inferiore a quello maschile in campo sociale, economico, professionale, culturale, politico, civile e interpersonale.

Nel senso comune si tende a ritenere che il tema della disparità tra i generi sia storicamente superato. La percezione più diffusa, infatti, descrive le donne come molto più emancipate, libere e realizzate di quanto potesse accadere nella generazione delle nostre nonne e che i movimenti femministi e le battaglie civili abbiano completamente sdoganato diritti e potenzialità.

Nonostante i grandi cambiamenti e i successi ottenuti in questo duro percorso, è evidente come molto sia ancora da raggiungere. L’idea che le donne posseggano pari diritti non deve far perdere di vista la considerazione di altri dati allarmanti.

Rimanendo nel campo lavorativo, la maggior parte delle professioni o delle organizzazioni non considerano le necessità di integrare la vita lavorativa con quella familiare; molte donne si trovano ancora a fare i conti con discriminazioni contrattuali nel caso programmino di sposarsi o di diventare madri. Da un punto di vista gerarchico, inoltre, nonostante alcune note personalità di riconosciuto valore, la quasi totalità di cariche di alta dirigenza è ancora ricoperto da uomini; qualora avvenga il contrario, al fatto viene dato un risalto eccessivo, come a rappresentarne l’effettiva “straordinarietà”.

Spostando l’attenzione all’ambito delle relazioni, l’analisi peggiora drammaticamente. Fenomeni come la violenza domestica, gli atti persecutori fino all’estremo del femminicidio ci parlano di un’assoluta mancanza di parità nella cultura in cui siamo immersi. Nelle relazioni di coppia è, infatti, ancora molto radicata la presenza di stereotipi sul ruolo o sulle caratteristiche femminili, che portano alla creazione e al rafforzamento di aspettative rigide che, qualora non soddisfatte, sfociano nell’aggressività.

L’attenzione posta al linguaggio che utilizziamo riveste, in tal senso, un’importanza centrale. Le parole, infatti, non sono solo il mezzo di espressione più utilizzato, ma partecipano a creare il clima culturale in cui si vive. La tolleranza verso le minoranze, l’integrazione con ciò che è diverso passano principalmente attraverso le parole che usiamo per descriverle. Il linguaggio diffuso in un determinato contesto socio-culturale non traccia solamente il grado di emancipazione dello stesso ma anche la salute di chi lo vive.

Per rispondere meglio al quesito che indaga in quale punto di questa scala di emancipazione si trovi il mondo occidentale, è stata recentemente pubblicata un’interessante ricerca sul Journal of Sex Research.  Nello studio, condotto da Malachi Willis e collaboratori dell’Università dell’Arkansas, è stata valutata la presenza di uno stile o dell’uso di termini sessisti in 862 articoli contemporanei pubblicati in dieci aree di Scienze Sociali (tra le quali: la Psicologia, la Sessuologia e la Psicologia della salute). In particolar modo, questi studiosi hanno calcolato la frequenza dell’uso di termini declinati solamente al maschile (es: “tutti i partecipanti”) o della presenza della cosiddetta “male firstness” (la presenza di termini riferiti al maschile costantemente posizionati prima di quelli al femminile, come “uomini e donne”, “maschi e femmine”).

I risultati indicano che nel 100% delle aree disciplinari è presente la male firstness e l’uso di termini declinati solo al maschile spazia dal 58% all’89% nelle riviste scientifiche considerate. Le discipline sessuologiche sono risultate quelle meno interessate dall’uso di un linguaggio esclusivamente al maschile.

In conclusione, riprendendo ciò che gli Autori commentano sui risultati del loro studio, potremmo dire che non solo la storia è scritta dagli uomini, ma parla anche quasi esclusivamente, ancora, di loro. Il proposito per il futuro, per il quale studi come questi si rivelano molto importanti, è che possa aumentare la consapevolezza di tutti coloro che fanno parte del mondo della ricerca e della conoscenza per divenire promotori attivi di un cambiamento per tutti.

Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Elisabetta Todaro


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