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Poliamore: scopriamone di più

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poliamore

In una società in continua mutazione per quel che riguarda i costumi, le abitudini di vita e i modi di entrare in relazione con l’altro, è interessante soffermarsi sull’evoluzione delle definizioni utilizzate per descrivere i rapporti e i legami.

Se nella società occidentale del dopoguerra i valori fondamentali erano quelli del posto fisso, del matrimonio, della genitorialità e del consumismo, indicativo di un benessere tanto desiderato nei decenni precedenti, un rapido sguardo all’attualità ci permette di capire come siano mutate le aspettative e anche le richieste. Ad esempio, fino ad un decennio fa parlare di famiglia omogenitoriale e di matrimoni gay sembrava una realtà impensabile o, nel migliore dei casi, “esotica”, mentre oggi il tema ha preso una connotazione più concreta: i diritti delle minoranze giungono all’attenzione pubblica e sono frequentemente oggetto di dibattito nel tentativo di evitare discriminazioni non esattamente democratiche. Così le società sempre più multiculturali hanno necessitato un incontro, non solo pubblico ma anche privato e intimo tra religioni diverse e tra forme di unione tra matrici differenti; si parla di famiglie ricomposte, ricostituite, ri-strutturate, poligenitoriali e di figli di coppie di fatto. La pluralità ha tolto il posto all’omologazione, certamente non senza difficoltà e controversie.

Allargando il punto di vista dalle relazioni alla sessualità, è possibile fare, tra i tanti esempi possibili, quello degli asessuali, movimento nato circa un decennio fa che chiede il riconoscimento di una quarta variante dell’orientamento sessuale, assieme all’eterosessualità, all’omosessualità e alla bisessualità. Queste persone si ritengono rappresentanti e simbolo di una forma normale di sessualità che risponde prevalentemente ad uno scarsissimo o nullo interesse sessuale trasversalmente valido nei confronti di entrambi i generi.

All’interno di questo variopinto mondo di alternative e di scelte, una tendenza che sta prendendo sempre maggiori consensi è quella del poliamore. Il termine allude a “molteplici relazioni amorose”  ed è in opposizione alla cultura monogama che prevede l’esperienza di una relazione stabile non contemporanea ad altre. L’idea intendiamoci non è nuova: più di due secoli fa il noto utopista Charles Fourier aveva scritto in lungo e in largo su questo tema nel Nuovo mondo amoroso, e anche le comuni, diffuse nella realtà del ‘68, avevano lo stesso intento di messa in discussione della monogamia, della gelosia e del possesso reciproco.

Il movimento attuale si è diffuso negli ultimi anni soprattutto tramite le comunità virtuali e i social network, per poi arrivare ad una maggiore strutturazione che gli conferisce l’effettiva forma di un vero e proprio movimento di pensiero. Ricordiamo che diversamente da quanto avviene per lo scambismo, le relazioni poliamorose sono stabilite su una base sentimentale, amorosa e non solo sessuale.

Secondo quanto riportato sulle principali piattaforme web che se ne occupano, di poliamore si parla in Italia già a partire dal 2008. Il gruppo più numeroso conta 1000 iscritti e può usufruire di una serie di “servizi” per approfondire la tematica da un punto di vista informativo e pratico. Oltre ai gruppi di incontro telematici e vìs a vìs, infatti, è possibile consultare un calendario di iniziative svolte in modo itinerante in diverse città d’Italia e una biblioteca con i principali testi di riferimento.

Nonostante l’ideale sia quello della libertà di determinare la forma e la qualità di relazioni che più appartengono alle proprie esigenze, il poliamore viene anche definito da valori ben precisi. Tutti i partecipanti a questa rete di relazione devono essere informati e consapevoli del legame cui stanno prendendo parte. Pertanto, in queste relazioni non sono incluse la clandestinità e l’adulterio, ma vengono richieste dimensioni quali la lealtà, la comunicazione, la fedeltà, il rispetto, il dialogo, il consenso e il non possesso.

Risulta interessante riflettere su tali forme di unione, non solo dal punto di vista delle ripercussioni sociologiche e culturali che queste possono comportare, nonostante il numero limitato di adesioni. Ciò che è significativo è che di fronte al tradimento, alla gelosia e anche al possesso in amore possiamo forzare la mano in due direzioni: o immaginare un’utopia, come Fourier, oppure – e questo è un nuovo trend del successo degli studi genetici – trovare le basi in qualche gene particolare che “spieghi” il comportamento dei “traditori”. In tal caso chi optasse per la monogamia tradizionale farebbe bene a far fare un test del DNA al o alla partner per non avere sorprese in seguito. Dubito però che funzionerebbe.

Personalmente penso che la fedeltà sia una scelta razionale e uno sforzo talvolta enorme poiché in pratica saremmo tutti inclini ad una certa varietà di esperienze sessuali e amorose. Questo non significa però che il poliamore sia di conseguenza una panacea o la soluzione a problemi umani così complessi come la ricerca di sicurezza da una parte e l’acquisizione di nuove esperienze dall’altra.

Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Elisabetta Todaro


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