L’orientamento sessuale descrive l’oggetto del desiderio sessuale di un individuo. Sebbene sia utile distinguere se un soggetto sia omosessuale, bisessuale o eterosessuale, un recente lavoro mette in discussione questo modo di “etichettare” i comportamenti sessuali, proponendo un approccio innovativo. La critica principale sollevata da van Anders (USA) è che l’orientamento sessuale ci dà informazioni solo riguardo a uno degli assi della sessualità: se l’interesse della persona si focalizza su uomini, donne o entrambi. Sono molte altre le informazioni che caratterizzano la sessualità, ad esempio: ci interessano partner più grandi o più giovani di noi? Preferiamo avere uno o più partner fissi o ci focalizziamo sui rapporti occasionali? Che tipo di attività sessuali prediligiamo? Che intensità poniamo nelle attività sessuali con gli altri? Quando spazio diamo, se lo diamo, alla masturbazione? Si aprono quindi infinite possibilità di configurazioni, dove il genere del partner rappresenta una bassissima percentuale del modo in cui ognuno può categorizzarsi.
La teoria delle configurazioni sessuali parte dall’idea che la sessualità ha alla base tre costrutti principali: genere/sesso del partner, numero di partner e asse erotismo-affetto. Queste componenti possono essere separate o interconnesse in modo complesso e bidirezionale e ci danno sicuramente maggiori informazioni per teorizzare i comportamenti sessuali. Già la scelta del nome “configurazione” ci indica uno spostamento verso il dinamismo, a confronto della “fissità” che veniva proposta dagli orientamenti sessuali: è quindi un tratto dinamico, che può cambiare nel corso del tempo per un individuo e che può essere multisfaccettato, oltre ad essere interpretato in modi diversi in base alla cultura di riferimento.
Ci sono delle componenti della configurazione che assumono maggiormente importanza in un periodo storico o in un luogo geografico, ma ciò non significa che gli altri aspetti della configurazione scompaiano, semplicemente emergono meno. L’obiettivo è di creare una teoria che sia il più possibile priva di valori: creare un valore nella sessualità come in tutti gli altri aspetti significa identificare sempre un termine di paragone “migliore” ed uno “peggiore”.
Il primo costrutto, “genere/sesso del partner”, parte dall’idea che il partner viene scelto in base alla sua identità sessuale (maschio o femmina) e/o in base al genere (costrutto più sociale, che fa riferimento alla mascolinità o alla femminilità del comportamento assunto; non è una variabile dicotomica ma continua, lungo i quali assi una persona può mostrare differenti gradienti di mascolinità e femminilità). Il secondo elemento fa riferimento al numero di partner che si ha o si desidererebbe avere: da nessun partner, quelli che ora vengono definiti asessuali, a coloro che hanno più di due partner contemporaneamente, i cosiddetti “poliamori”. Il terzo aspetto da considerare è l’asse erotismo-affetto: il proprio partner può essere scelto in base alla motivazione sessuale, in base a quella affettiva o ad entrambe. Anche questi aspetti possono riflettersi in differenti gradazioni. Un ultimo aspetto, non specificato dall’Autore, rappresenta tutte le altre infinite possibili caratteristiche che possono definire la sessualità: età del partner, partner consenziente vs rapporti violenti e così via.
L’obiettivo della Teoria delle Configurazioni Sessuali è dunque quello di consentire la mappatura delle sessualità in modo complesso in base al genere, all’identità, al numero di partner sessuali e ad infinite altre variabili. Tale metodo sembra dunque un approccio utile alle minoranze per sentirsi incluse e a chiunque di rappresentare la propria sessualità nell’arco della vita in modo dinamico e non giudicante.
Ringrazio per la collaborazione il Dott. Stefano Eleuteri