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Sessualità in pazienti affetti dal morbo di Parkinson

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Negli ultimi anni, una maggiore attenzione è stata rivolta alla qualità della vita delle persone affette da malattie croniche e alle loro relazioni affettive con uno specifico focus sulla sessualità, aspetto essenziale del benessere individuale e di coppia.

Tuttavia, il numero degli studi scientifici che si sono occupati, ad esempio, della vita sessuale di pazienti affetti dal morbo di Parkinson e dei loro partner è piuttosto limitato, sebbene sia stato dimostrato che la sessualità in questo caso sia una questione molto complessa, che richiede grande cura ed attenzione da parte del personale medico e un sostegno dal punto di vista psicosessuologico.

Il morbo di Parkinson rientra tra i “Disordini del Movimento” ed è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa dopo il morbo di Alzheimer. L’evoluzione della malattia è lenta ma progressiva con sintomi invadenti ed evidenti come tremore, rigidità e lentezza poiché coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell’equilibrio. Altri sintomi frequentemente riscontrati in persone affette dal Parkinson sono: instabilità posturale, disfunzione autonomica, deficit cognitivi, disturbi psichiatrici, sensoriali e del sonno. Il morbo si presenta maggiormente tra le persone anziane con una prevalenza stimata approssimativamente intorno allo 0,3% della popolazione generale e l’1% in persone di oltre 60 anni.

I sintomi ed il trattamento della malattia influiscono sostanzialmente sulla qualità della vita dei pazienti che ne sono affetti con una forte incidenza sulla sfera della sessualità. Sebbene sia importante approfondire ed affrontare il tema della sessualità nei pazienti affetti dal Parkinson, condurre ricerche in questo settore risulta particolarmente difficoltoso poiché le dichiarazioni di pazienti e partner sulla vita sessuale possono essere più o meno consapevolmente distorte per questioni inerenti alla desiderabilità sociale.

Gli studi condotti fino ad oggi evidenziano una forte prevalenza di disfunzioni sessuali in questi pazienti, con specifiche differenze tra uomini e donne. Circa il 70% delle donne lamenta una difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo e una scarsa lubrificazione, mentre sembra rimanere invariato il loro desiderio. Le disfunzioni nella popolazione femminile, oltre alle fisiologiche conseguenze della malattia, sembrano essere dovute ad ansia e depressione causate dal morbo: esse infatti tendono ad essere generalmente meno soddisfatte degli uomini circa la loro vita sessuale. Le difficoltà sessuali maggiormente riscontrate dagli uomini, invece, riguardano l’erezione (74,5%) e l’eiaculazione, senza particolari modificazioni per il desiderio, così come riscontrato per le donne. Quest’ultimo dato può presumibilmente essere attribuito all’effetto della terapia dopaminergica tipicamente adoperata per ridurre le manifestazioni motorie della malattia e che potrebbe inavvertitamente causare un disturbo nel controllo degli impulsi che può portare talvolta ad ipersessualità.

Dai dati emergenti dalla letteratura presa in esame, in conclusione, emerge che sebbene il coinvolgimento del sistema nervoso autonomo possa essere una possibile causa della disfunzione sessuale primaria in alcuni pazienti con morbo di Parkinson, esistono numerosi altri elementi da prendere in considerazione che possono causare o contribuire al manifestarsi di una disfunzione sessuale secondaria (età, relazione di coppia, terapia farmacologica, genere). Inoltre, è stata riscontrata una differenza sostanziale tra uomini e donne rispetto alle conseguenze delle manifestazioni motorie della malattia sulla vita sessuale e le donne sembrano risentirne maggiormente.

Infine, un fattore determinante che accomuna entrambi i sessi e che determina le difficoltà sessuali è costituito dalla depressione. Risulta evidente quanto il morbo di Parkinson sia complesso nella sua espressione clinica e nel trattamento, per cui sarebbe utile fornire informazioni specifiche in merito alle conseguenze della malattia e dei farmaci assunti rispetto la vita sessuale, al fine di ridurre i vissuti di ansia, depressione ed inadeguatezza sperimentati dai pazienti e dai loro partner.

Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Luisa Nocito


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