La scienza fa passi da gigante e stiamo arrivando a realizzare eventi finora inimmaginabili; questo progresso riguarda anche la salute sessuale.
Risale, infatti, a poco tempo fa la notizia del primo trapianto penieno effettuato al Mondo. L’operazione è stata eseguita da un gruppo di chirurghi sudafricani dell’Università di Stellenbosch e dell’Ospedale di Tygerberg.
Miracolosamente a sole cinque settimane dall’intervento il ragazzo operato era già in grado di urinare, avere erezioni ed eiaculare. Gli stessi chirurghi, che avevano prospettato che la piena funzionalità si sarebbe raggiunta nuovamente dopo circa due anni, si sono dichiarati sorpresi dalla sua rapidissima ripresa. La sensibilità completa del pene, tuttavia, non è ancora del tutto ricomparsa, quindi dovremo aspettare ancora un po’ per comprendere gli esiti finali di tale complesso intervento.
L’operazione è stata effettuata lo scorso dicembre, in una procedura che in nove ore ha connesso il pene di un donatore ai vasi sanguigni ed ai nervi del ragazzo, sfruttando tecniche prese in prestito dalla chirurgia maxillofacciale. Visti i risvolti multidisciplinari che tale nuova procedura comportava sono stati coinvolti anche coordinatori di trapianti, più uno psicologo ed un esperto in etica.
Il paziente ventunenne era stato evirato tre anni prima in seguito alle complicazioni dovute alla circoncisione, pratica tradizionale per i teenager che si avvicinano ai 20 anni nella cultura Xhosa, a cui lui appartiene. Solo in Sudafrica, infatti, si stima che avvengano circa 250 amputazioni peniene connesse a cattive circoncisioni: si tratta di una situazione davvero drammatica.
È solo immaginabile cosa possa significare per un ragazzo di 18-19 anni la perdita del proprio pene. L’identità di genere maschile, ovvero il suo sentimento profondo di sentirsi uomo, che permea in modo imprescindibile la sua identità di persona, si basa molto, per motivi anche culturali e sociali, sul pene, inteso sicuramente come simbolo della “potenza sessuale”, ma anche della propria virilità in senso lato. In una fase così delicata per la costruzione della propria identità sociale e culturale come la tarda adolescenza, il ragazzo ha difficilmente la capacità di superare questo trauma e non pochi sono i casi di suicidi che hanno già seguito tale amputazione, come il Dott. Van der Merwe sottolinea.
Di certo è un fenomeno che possiamo sentire lontano, ma nell’attuale società multietnica non è possibile non considerare un evento di questo tipo e tale operazione potrebbe essere la soluzione più opportuna! Sembra che altri nove trapianti siano già stati pianificati come parte di questo studio pilota. In particolare, come evidenzia lo stesso Dott. Van der Merwe, c’è maggior bisogno di tale intervento in Sud Africa rispetto ad ogni altro Paese del mondo, proprio a causa di questa pratica spesso maldestra, generalmente condotta da “esperti” della tribù e non da medici.
Speriamo che l’esito, sebbene ancora provvisorio, di tale operazione spinga il progresso scientifico in questo settore, sottolineando quanto sarebbe sicuramente utile per i pazienti che si sottopongono a questo intervento essere seguiti da uno psicosessuologo. Sicuramente se tutto funziona l’uomo avrà di nuovo un pene, ma che conseguenze avrà, a livello psicologico e sessuologico, la castrazione precedente e quale sarà il rapporto col nuovo organo? Seguire attentamente i primi casi ci potrà dare qualche informazione sui bisogni di queste persone.
Ringrazio per la collaborazione il Dott. Stefano Eleuteri