Ci siamo mai chiesti veramente quale sia il motivo della grande importanza attribuita alla frequenza dei rapporti sessuali? Abbiamo mai riflettuto sulle ragioni per cui il “quanto”, ancor prima del “come” o addirittura del “perché”, sia protagonista di riflessioni, dubbi, discussioni e perplessità?
Che si tratti di una questione appartenente a individui di età e genere diversi è ormai assodato, considerati anche solo il numero di film, libri e stereotipi tra i più noti basati su questo tema. “All’inizio lo facevamo dappertutto, di continuo, eravamo veramente insaziabili; mentre ora…” parafrasando il dialogo di un marito, interpretato da Alessandro Gassman, che confessa al suo analista le ragioni della fine del suo matrimonio in “Tutta colpa di Freud”.
Pensiamo anche all’idea, spesso davvero vicina alla reale esperienza di molti, che con l’avvicinarsi dell’estate, delle ferie, delle notti al mare, la frequenza dei rapporti sessuali cambi, aumentando rispetto alla routine quotidiana. Pensando a questo dovremmo ritenere, di conseguenza, che una maggiore frequenza di rapporti sessuali sia legata ad una fase migliore per la vita di coppia, oppure essere addirittura indicatore primario dello stato di salute della stessa. Dovremmo prendere per buona, in sintesi, l’analogia: più sesso = migliore relazione di coppia.
Una recentissima ricerca, condotta dalla Carnegie Mellon University da Tamar Krishnamurti, ricercatore del Dipartimento di Ingegneria e Politiche Pubbliche, ha analizzato l’effetto prodotto dall’incremento indotto nell’attività sessuale di 64 coppie sul desiderio e soddisfazione sessuale.
Gli studiosi hanno suddiviso in due gruppi i partecipanti, chiedendo rispettivamente ad una metà delle coppie di aumentare l’attività sessuale rispetto alla loro media abituale, mentre all’altra metà di rimanere costanti. L’osservazione ha avuto una durata di 3 mesi, al termine dei quali le coppie hanno compilato un questionario che prendeva in considerazione le dimensioni della soddisfazione e il desiderio personale e di coppia.
I risultati suggeriscono che le coppie che hanno aumentato la frequenza riportano un significativo calo del desiderio sessuale e una minore soddisfazione nella vita intima. L’ipotesi formulata dai ricercatori sostiene che laddove l’attività sessuale venga realizzata concretamente con una frequenza più elevata rispetto agli “standard” della coppia per un periodo di tempo prolungato, minore è la possibilità che si sviluppino le fantasie e l’immaginario erotico, che sostengono e amplificano il desiderio sessuale.
Conclusione questa molto interessante e totalmente opposta a ciò che comunemente si pensa, e che ci spiega come la quantità degli incontri sessuali in sé non possa essere portatrice di salute e benessere nella vita di coppia. D’altra parte, un limite da considerare nello studio è che l’incremento sia, appunto, “indotto” per motivi sperimentali, pertanto non definito sulla base di una scelta o di un desiderio dei singoli.
Che sia tanto, poco, di più o di meno quindi, il sesso continua ad essere un aspetto profondo e centrale del nostro modo di esprimerci e di rapportarci agli altri, con caratteristiche, modalità nonchè frequenza diverse per ognuno di noi.
Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Elisabetta Todaro