Quantcast
Channel: Sesso » Varie
Viewing all articles
Browse latest Browse all 139

Omofobia: da che dipende?

$
0
0

L’omofobia indica un comportamento negativo nei confronti degli omosessuali, diffuso principalmente nei maschi eterosessuali. Per distanziare linguisticamente questo costrutto dalle “fobie”, dove persiste paura dell’oggetto ed evitamento (caratteristiche invece per nulla presenti negli omofobi, soprattutto quelli “radicali”, che anzi spesso cercano i contesti dove sono presenti omosessuali per offenderli e in casi particolari picchiarli o addirittura ucciderli) era stato coniato il termine “omonegatività”, etimologicamente più corretto ma in realtà ancora quasi per nulla utilizzato a livello scientifico né mediatico. Sebbene tale atteggiamento sia piuttosto diffuso nella popolazione, sono pochi i ricercatori che hanno cercato di investigare gli aspetti psicologici, come i sintomi psicopatologici, i meccanismi di difesa, o gli stili di attaccamento, che possono associarsi a tale comportamento.

Un recente studio italiano, pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, ha cercato di investigare i fattori prima menzionati e la loro eventuale correlazione con l’omofobia. La dichiarazione dei diritti sessuali sottolinea l’importanza di condannare ed eliminare la discriminazione nei confronti dell’omosessualità e l’importanza di questo studio sta proprio nell’investigare alcuni aspetti psicologici che predispongono i soggetti ad avere atteggiamenti negativi nei confronti degli omosessuali.

A tal fine sono stati reclutati più di 500 studenti universitari tra i 18 ed i 30 anni, ai quali è stato chiesto di completare diverse scale, mirate ad indagare il livello di omofobia, la eventuale presenza di sintomi psicopatologici, i meccanismi di difesa utilizzati (ovvero i loro stili difensivi “basilari” utilizzati contro gli stimoli o gli istinti percepiti come aggressivi e/o pericolosi) e lo stile di attaccamento, ovvero il modo in cui percepiscono se stessi e gli altri all’interno di una relazione affettiva importante.

I risultati dello studio hanno mostrato che le persone con valori alti di psicoticismo, corrispondente a un basso livello di coinvolgimento nei rapporti interpersonali e con meccanismi di difesa immaturi, sono più omofobe.  Al contrario sembrerebbe che sintomi depressivi ed un maggior utilizzo di meccanismi di difesa di livello più evoluto siano associati a livelli più bassi di omofobia. Considerando lo stile di attaccamento, sembra che coloro che hanno un attaccamento sicuro, che vivono le relazioni in modo più “indipendente” e sereno, abbiano meno probabilità di essere omofobi rispetto a quei soggetti che instaurano un attaccamento di tipo insicuro, ovvero abbiano un rapporto squilibrato con la figura di riferimento e quindi nelle relazioni richiedono rapporti o molto stretti, temendo l’abbandono, o poco intimi, predominando in questo caso la paura di  “fondersi con l’altro”.

In estrema sintesi: gli omosessuali non sono più considerati “malati” dalla comunità scientifica internazionale da quasi mezzo secolo e finalmente iniziamo a chiederci se e cosa ci sia di patologico nelle persone omofobe. Questo studio suggerisce infatti un quadro dove aspetti disfunzionali della personalità siano connessi con atteggiamenti omofobi. Sicuramente è ancora presto per parlare di omofobia come malattia mentale vera e propria ma di certo è un aspetto fondamentale per le ricadute terapeutiche che potrebbero “curare” l’omofobia stessa e soprattutto quest’evoluzione potrebbe migliorare la qualità di vita della popolazione omosessuale ancora oggi oggetto di vessazioni.

Conoscere e valutare la relazione tra omofobia e psicopatologia sembra dunque una sfida fondamentale nel prevenire lo stigma dell’omosessualità e siamo certi che la ricerca in questo ambito porterà ad interessanti risvolti.

Ringrazio per la collaborazione il Dott. Stefano Eleuteri


Viewing all articles
Browse latest Browse all 139

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>