Secondo quanto riportato dalle statistiche di Pornhub, popolare sito di video pornografici, nel 2016 sono stati visionati nel mondo circa 92 miliardi di filmati pornografici, per una media di 12,5 video a persona. Il numero di visitatori del sito, all’anno, si aggira infatti intorno ai 23 miliardi, con un’affluenza giornaliera di circa 64 milioni di persone.
I dati appena osservati fanno emergere, dunque, quanto il consumo di video pornografici sia diffuso e ciò ci conduce a formulare alcune riflessioni. La prima tra tutte riguarda la possibilità che la sessualità mostrata dai filmati in questione possa diventare l’ideale a cui tendere o addirittura fonte di informazioni e “educazione sessuale”. Molte ricerche scientifiche recenti hanno evidenziato, infatti, il ruolo che la pornografia assume nella formazione e nell’assunzione di informazioni rispetto alla sessualità, soprattutto dai parte dei più giovani. L’inesperienza adolescenziale e la mancanza, talvolta, di figure di riferimento a cui chiedere può spingere alcuni ragazzi/e a prendere per veri molti dei messaggi e delle modalità veicolate dai filmati pornografici. Un chiaro esempio e che coinvolge soprattutto la parte maschile è quello riguardante le misure del pene, spesso esagerate rispetto alla media statistica, motivo di preoccupazione e insicurezza non solo per gli adolescenti.
Per questo e per ulteriori motivi, negli ultimi anni era stato imposto l’obbligo dell’utilizzo del profilattico agli attori durante le riprese. A febbraio dello scorso anno è arrivato però il primo “no” da parte degli attori californiani, i quali vedono nel condom un disincentivo per gli spettatori e di conseguenza un minore guadagno per l’industria del porno.
Una seconda considerazione bisogna farla sul ruolo che viene attribuito alla figura femminile. La pornografia, infatti, si è concentrata su uno script relativamente omogeneo che coinvolge la violenza e la degradazione femminile.
Infine, un’ultima riflessione interessa il rapporto di coppia: uno studio pubblicato nel maggio del 2017 ha evidenziato la correlazione esistente tra l’uso della pornografia e le probabilità di divorzio in un campione di coppie americane. L’indagine, iniziata nel 2014 e conclusa nel 2016, ha preso in considerazione tre variabili: l’introduzione della visione di filmati pornografici all’interno delle coppie, la successiva sospensione e la componente religiosa e culturale. La realtà mostrata è la seguente: l’introduzione della pornografia aumenta la percentuale di divorzio soprattutto per le coppie più giovani, meno religiose e che riportano un affiatamento iniziale maggiore.
In conclusione dobbiamo chiederci quanto i modelli propinati rispetto alla performance sessuale influenzino poi la sessualità del singolo individuo. Diversi studi hanno dimostrato che un utilizzo eccessivo di filmati pornografici è associato ad un minore livello di soddisfazione sessuale. La preoccupazione rispetto alla propria performance e alla durata della stessa, infatti, aumenta notevolmente in questo caso. Le aspettative rispetto alla sessualità aumentano e gli stimoli ricercati sono sempre più forti e difficili da raggiungere. L’immagine corporea, insieme alla prestazione sessuale, viene fortemente intaccata dal modello perseguito: preoccupazioni rispetto alla lunghezza del pene e alla prestanza fisica variano in maniera direttamente proporzionale alla visione dei filmati.
Risulta evidente, dai dati presi in considerazione, che la pornografia assume un ruolo fondamentale nella vita sessuale e relazionale degli individui influenzando sia il rapporto di coppia che la percezione della propria sessualità. Pertanto una giusta informazione rispetto ai modelli presentati dai video potrebbe essere un buon modo per ridimensionare le aspettative e considerare quanto visionato come una pura finzione cinematografica al pari di altri generi.
Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Luisa Nocito