La salute sessuale è parte integrante della multisfaccettata esperienza umana, influenzata quindi da fattori biologici, psicologici, sociali, culturali. Le credenze religiose possono influenzare i valori connessi con la sessualità ed il modo in cui la persona percepisce sé stesso e gli altri come esseri sessuali e sessuati e quindi costituire un quadro all’interno del quale le persone incorniciano comportamenti sessuali che ritengono accettabili ed appropriati. La religione si pone quindi come un punto di riferimento importante, a livello conscio o anche subliminale, nel proporre un codice morale di condotta e nel consigliare norme sessuali. La sessualità è, infatti, spesso discussa nei testi religiosi e nei libri sacri ed è stata nel corso della storia e delle diverse culture associata ad una varietà enorme di significati tra cui: una tentazione, un dono, una unione spirituale tra persone sposate.
Non sono stati prodotti molti studi sul rapporto tra sessualità e religione, ma alcuni concetti risultano ormai assodati. Esiste sicuramente, ad esempio, una relazione inversa tra atteggiamenti permissivi nei confronti della sessualità e grado di religiosità, con un posticipo nell’inizio della attività sessuale per le persone più religiose.
Il grado in cui ogni individuo incorpora la dottrina religiosa nella propria vita sessuale è una scelta personale ed individualizzata, che va però attentamente considerata come fattore importante che può orientare fortemente le scelte della persona in questo campo. Un articolo recentemente pubblicato sul Journal of Sexual Medicine ha preso in considerazione il modo in cui alcune tra le più diffuse religioni (Cattolicesimo, Ebraismo, Induismo, Islam, Buddhismo, Chiesa dei Mormoni) influenzano i comportamenti sessuali di chi ne segua i “comandamenti”. Viene quindi approfondito, per esempio, come per la Chiesa Cattolica e l’Ebraismo, uno dei valori principali sia la castità fuori dal matrimonio, e come vengano condannati la masturbazione e gli atti omosessuali, mentre la religione induista vede il piacere sessuale come importante per una vita virtuosa ed ha una visione tollerante nei confronti dell’omosessualità. Ancora, il sesso anale è visto come aberrante per la religione islamica, tanto che in molti Paesi è punito con la pena di morte; per la religione buddhista è consentita qualsiasi pratica sessuale che non preveda abusi o sia condotta con persone che hanno un’altra relazione, mentre i mormoni proibiscono fortemente l’uso della pornografia e hanno una visione assolutamente negativa del divorzio.
Da questa panoramica emerge chiaramente come la religiosità possa influenzare, in modo più o meno diretto, i nostri atteggiamenti nei confronti dei costumi sessuali e quanto i temi connessi ai diritti sessuali siano fortemente influenzati dai messaggi che vengono veicolati dalla cultura religiosa. L’importanza di questo fattore diventa sempre più preponderante con il melting pot culturale cui si sta avviando anche il nostro Paese.
Abbiamo visto come le religioni abbiano opinioni diverse nei confronti della sessualità, dove la maggior parte consente la sessualità all’interno di una coppia eterosessuale sposata, soprattutto se finalizzata alla procreazione, ponendo tuttavia spesso dei limiti nelle pratiche sessuali possibili o auspicabili.
Purtroppo il doveroso rispetto per le diverse idee religiose si trova spesso in contrasto con i diritti sessuali di minoranze quando uno Stato incontra l’influenza pesante dell’organizzazione religiosa nell’emanare leggi a tutela dei diritti sessuali di tutti i cittadini: alludo in questo caso alle molte battaglie ancora da fare che vedono impegnati, anche nel nostro Paese, i movimenti LGBT, per non parlare di un’altra minoranza assai silenziosa che riguarda gli atei in un mondo in cui le religioni sembrano non voler smettere lo scontro cruento per la supremazia di un Dio su un altro.
Ringrazio per la collaborazione il Dott. Stefano Eleuteri