Quello del desiderio sessuale è un tema di grande fascino, che ha portato a far parlare molto di sé, negli ambiti più diversi. Dai cibi “afrodisiaci”, che avrebbero la capacità di stimolare l’interesse nei confronti del sesso, ai romanzi erotici, in grado di solleticare le fantasie più impigrite.
Dal punto di vista scientifico, la Sessuologia, pur considerando il desiderio come uno dei motori più potenti per un rapporto sessuale soddisfacente, ha spesso trovato delle difficoltà nel darne una definizione. Questo perché “desiderare” un rapporto sessuale stimola significati culturalmente e socialmente diversi a seconda dell’ambiente al quale si appartiene.
La stessa mancanza di risposte universalmente valide riguarda la quantità e la qualità del desiderio sessuale: “Quanto è normale desiderare un rapporto sessuale? Una volta al mese, alla settimana, al giorno?”. “Quando un desiderio può diventare troppo o troppo poco?”.
Un filo conduttore di tutti questi interrogativi può essere quello di considerare il desiderio sessuale come un aspetto complesso, non solo “innato” e automatico; esso, infatti, può essere visto come una parte fortemente influenzata dallo stato di benessere percepito, dall’autostima, dalla soddisfazione della propria situazione affettiva e personale.
A tal proposito, uno studio pubblicato dal Journal of Sex Research ha evidenziato alcuni fattori che correlano negativamente con la percezione del desiderio sessuale in un gruppo di donne; le partecipanti alla ricerca erano 53 donne eterosessuali dai 29 ai 47 anni all’interno di una relazione di coppia di lunga durata. Gli Autori hanno utilizzato un questionario che valutava alcune variabili quali la presenza di desiderio sessuale individuale e con il partner, la soddisfazione per l’immagine del proprio corpo, la presenza di distrazioni nel corso dell’attività sessuale e la tendenza a far riferimento a schemi interni o esterni per valutare le esperienze fatte. In questo ultimo caso si intendeva differenziare tra le persone che rimangono “rigide” nelle loro convinzioni da coloro che, invece, sono più “flessibili” e disponibili a confrontarsi con gli altri su ciò che accade nelle esperienze quotidiane.
I risultati hanno evidenziato che l’insoddisfazione per la propria immagine corporea si accompagna alla diminuzione del desiderio sessuale, sia in coppia che individualmente. I pensieri distraenti vengono maggiormente utilizzati dalle donne insoddisfatte della loro immagine durante l’attività autoerotica (non in quelle con il partner). Questa tendenza cresce nel gruppo di donne che utilizza uno stile più rigido.
Questo studio ci porterebbe a concludere che nelle donne intervistate, la maggior insoddisfazione per il proprio corpo porti ad una minor capacità di rilassarsi e lasciarsi andare nel desiderare un rapporto sessuale di coppia e ad una minor tendenza a condividere con il partner le emozioni dell’intimità.
Nonostante i limiti della ricerca, come ad esempio aver considerato un numero limitato di donne e con età molto diverse tra loro, sarebbe interessante approfondire le medesime aree anche negli uomini, così interessati ed impegnati, soprattutto negli ultimi anni, nell’investire sull’estetica e sulla soddisfazione verso il proprio corpo.
Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Elisabetta Todaro