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Giovani donne e chirurgia estetica genitale: l’autostima non si guadagna con il bisturi

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chirurgia genitale

La nuova frontiera della chirurgia estetica è certamente quella genitale, a cui stanno ricorrendo numeri sempre più ampi di popolazione femminile: giovani donne, al di sotto dei venti anni, anche durante visite ginecologiche, ora chiedono informazioni sulle procedure per migliorare l’aspetto dei loro genitali.

I tipi di interventi chirurgici sono diversi e variano a seconda della zona interessata. I più frequenti sono la vaginoplastica, un intervento che comporta una riduzione del tessuto della fodera vaginale al fine di renderla più stretta, richiesta solitamente quando la vagina perde tono muscolare; la labioplastica, che consiste nella modifica della forma o delle dimensioni delle grandi o piccole labbra; l’imenoplastica, consistente nella ricostruzione dell’imene, una membrana sottile che di solito si rompe durante il primo rapporto sessuale e restituisce l’aspetto della verginità; l’amplificazione del punto G: attraverso iniezioni di collagene alla parete vaginale, viene ampliata un’area altamente sensibile all’interno della vagina che, stimolata, offre un intenso piacere sessuale; e infine, la riduzione del cappuccio clitorideo, consistente nell’eliminazione di un eccesso di pelle sul clitoride che ostacola la stimolazione e di conseguenza il raggiungimento dell’orgasmo.

La ricerca degli ultimi dieci anni ha rivelato che le percezioni negative femminili riguardo i propri genitali sono correlate soprattutto all’imbarazzo per le dimensioni, l’aspetto e l’odore di quest’ultimi. Inoltre, l’immagine e la desiderabilità che le donne percepiscono riguardo i propri genitali può essere influenzata anche da comportamenti sessuali, come la frequenza nel ricevere il cunnilingus dal partner. Ciò comporta lo sviluppo di ansia e riluttanza ad esporre parti del proprio corpo durante attività sessuali e anche una tendenza al rimando di visite e controlli medici e ginecologici.

Dalle richieste, la labioplastica è risultato essere l’intervento maggiormente in aumento nel Mondo Occidentale: statistiche pubblicate da The American Society for Aesthetic Plastic Surgery (ASAPS), hanno riferito che 400 giovani donne al di sotto dei 18 anni sono state sottoposte a labioplastica nel 2015, numero che rappresenta un aumento dell’80% dal 2014. Generalmente, l’asimmetria sembra essere la più comune denuncia delle teen. Le labbra variano infatti per dimensioni, forma e colore ma ciò non è legato a nessuna condizione particolare, quindi il ricorso alla chirurgia ci fa pensare ad una questione propriamente estetica e di insoddisfazione.

Un ulteriore studio pubblicato recentemente su The Journal of Psychosomatic Obstetrics & Gynecology ha valutato i dubbi delle donne sulla normalità dell’aspetto dei loro genitali, esponendole ad immagini realistiche e naturali della vulva e valutando quanto esse fossero influenzate dalla visione di queste immagini. Il campione era costituito da sole 45 studentesse olandesi con un’età media di 23 anni alle quali venivano mostrate immagini realistiche di vulva. In aggiunta, sono state misurate la funzione sessuale, il distress sessuale, l’autostima e l’ansia per indagare se tali fattori influenzassero la valutazione globale. Dai risultati è emerso che la maggioranza delle partecipanti, dopo l’esposizione alle immagini, non sono state influenzate negativamente, anzi hanno dichiarato un’auto-immagine genitale ancora più positiva, indipendentemente dal funzionamento sessuale, dall’autostima e dall’ansia.

Un approccio cardine per avvicinarsi a questo fenomeno di larga diffusione potrebbe essere quello di una corretta informazione, rivolta sia a professionisti che eseguono interventi chirurgici genitali sia alle pazienti che li richiedono. In primis, l’ostetrico e il ginecologo dovrebbero avere un ruolo chiave nell’aiutare le donne a capire e conoscere l’anatomia della vulva ed esporre rischi e complicazioni che possono comportare interventi così delicati. Contemporaneamente è vivamente consigliato un counseling psico-sessuologico, spazio in cui poter esplorare le motivazioni dell’intervento e sostenere un’eventuale normalizzazione e rassicurazione riguardo l’aspetto dei genitali, indagare la rappresentazione dell’immagine di se’, la fase di vita attraversata dalla paziente e l’eventuale presenza di disfunzioni di tipo sessuale o psicologico.

Per quanto riguarda la popolazione adolescenziale, un’adeguata educazione sessuale potrebbe essere utile a fornire dati ed informazioni corrette e realistiche, sfatando falsi miti e prototipi proposti dai media, da internet, dai film porno e da riviste erotiche, che spesso espongono modelli fittizi. Gli adolescenti andrebbero educati all’esplorazione ed accettazione delle proprie insicurezze e del proprio corpo, aiutandoli a rafforzare l’autostima indipendentemente dall’uso del bisturi. Inoltre, per questa fascia giovane di pazienti potrebbe essere indicato non effettuare questi tipi di interventi fino a quando non si ritenga raggiunta una maturità psicologica ed emotiva e uno sviluppo fisico completo.

Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Vanessa Russo


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