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Amore delirante e non corrisposto: la Sindrome di De Clerambault

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amore non corrisposto

L’innamoramento è una delle esperienze con maggiore impatto perché è capace di cambiare profondamente le persone, la propria autorappresentazione, il modo di pensare e di comportarsi, di destrutturare relazioni consolidate e di costruirne nuove in tempi anche brevi. Per l’uomo occidentale, l’esperienza passionale amorosa spesso coincide con un’esperienza intensa e sconvolgente e  dall’eventuale finale tragico. Questo fenomeno, da sempre illustrato  dai più grandi scrittori del passato, ci  affascina e intimorisce al tempo stesso mentre l’amore romantico con le affinità elettive è pensato come l’unico su cui si possa costruire un progetto di famiglia e una relazione sentimentale duratura.

Ma come ci innamoriamo? In letteratura si sono individuati tre momenti che scandiscono la predisposizione di ognuno ad aprirsi alla persona amata: il primo momento è dato dalla costruzione di uno spazio profondo strutturato appositamente per l’attesa dell’amore e del cambiamento che ne consegue e di cui non abbiamo consapevolezza; il secondo momento è quello dell’incontro, spesso descritto come “colpo di fulmine” in cui la persona viene riconosciuta come quella giusta, speciale e insostituibile; ed infine la spinta all’azione al fine di verificare e di ottenere la reciprocità affettiva. Queste ultime due fasi risultano essere pervasive e di importanza cruciale per chi s’innamora: il pensiero tende a soffermarsi esclusivamente sull’oggetto di amore assomigliando sinistramente ai meccanismi ossessivi patologici.

Può succedere che qualcosa non vada secondo le aspettative, e da una forma di amore potenzialmente sano, si cada in una forma problematica. Tra le declinazioni patologiche dell’esperienza dell’innamoramento c'è il delirio erotomanico o Sindrome di De Clerambault. Il primo a parlarne fu Kraeplin, che dopo aver descritto la Paranoia, individuò nell’erotomania una delle forme più tipiche; successivamente lo psichiatra francese De Clérambault, da cui la sindrome prende il nome, ha distinto due realtà cliniche nei casi di erotomania: una forma primaria, caratterizzata da inizio improvviso, assenza di altri sintomi psicopatologici importanti e da un’evoluzione tematica del primo nucleo delirante; una forma secondaria ad altri quadri morbosi, tra cui forme affettive, schizofrenia, in cui il tema delirante non è l’unico e può essere accompagnato da allucinazioni e altri disordini del pensiero.

L’erotomania è inserita nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) tra i Disturbi Deliranti ed è definita come un delirio strutturato, il cui tema è il convincimento di essere amati da un’altra persona: si parte dal presupposto che l’altro, oggetto di passione erotomanica, sia innamorato follemente e che cerchi di dimostrare questo sentimento in svariati modi, attuando strategie e tecniche seduttive continue e spesso bizzarre. Solitamente si tratta di donne di origine modesta che scelgono come oggetto d’amore uomini ricchi, brillanti, con un’elevata posizione sociale e a volte anche personaggi famosi, più grandi di età; sostengono fortemente che è sempre l’altro ad innamorarsi per primo anche se la dichiarazione è così sottile da non poter essere colta da chiunque; è sempre l’altro a mandare segnali più o meno condivisibili (sorrisi, doppi sensi, telefonate) e altre volte improbabili (telepatia, microfoni e autoparlanti, comunicazione attraverso il pensiero o tramite la tv). Uno dei casi storici riportati da De Clérambault è quello di una donna francese di 53 anni convinta che il re Giorgio V d’Inghilterra l’amasse e che il sovrano comunicasse con lei attraverso lo spostamento di tende  dietro le finestre di Buckingham Palace, per inviarle “inconfutabili” messaggi d’intesa.

Nel racconto della donna con delirio erotomanico  il proprio coinvolgimento amoroso non avviene immediatamente ma è piuttosto determinato dalla grande insistenza dell’immaginaria opera di seduzione dell’altro. L’esordio è improvviso ed il decorso è cronico.

L’erotomania può essere un sintomo di altre patologie mentali, come la schizofrenia, e nei casi più gravi i comportamenti possono essere oggetto di denuncia quando assumono una forma invadente e molesta. Per molti aspetti l’amore erotomanico assomiglia molto all’idea comune di una passione totalizzante: è folle, instancabile, irruento, non bada a differenze sociali, di età, di cultura, e prescinde da tutto e da tutti. È voluto dal “destino” e ci dice come la forza dell’amore può superare con determinazione qualsiasi impedimento. È lecito chiedersi, allora, quale sia il reale confine tra malattia mentale e eccesso di amore.

Pur condividendo alcuni meccanismi abnormi, le due esperienze differiscono profondamente per un’area che nella patologia non compare affatto: la reciprocità del sentimento che da sempre ha connotato la storia di Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, Ginevra e Lancillotto e tutti gli altri amanti famosi e meno famosi. Reciprocità che può venir meno successivamente per motivi esterni o interni ma che nulla toglie allo scambio alla pari di un’intensa passione.

Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Vanessa Russo


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